Che “sguardo” ho usato nel creare il percorso di psicoterapia dell’immagine corporea? ve lo racconto qui.
Quando lavoro sull’immagine corporea, per me, la parte più complessa è quella di tenere in considerazione il fatto che si intersecano più piani diversi. Ed è importante non dimenticarlo.
Mi ritrovo spesso a notare come la dimensione intra-individuale fatta di pensieri, emozioni, comportamenti verso il proprio corpo non possa essere separata da quella extra-individuale fatta di modelli di bellezza, diet culture, grassofobia, oggettivazione del corpo femminile…
E’ un discorso complesso.
Quando ci sono difficoltà con l’immagine corporea è importante un lavoro individuale, come quello che viene fatto nella psicoterapia, ma è anche importante allargare lo sguardo e mostrare da dove vengono le paure e le insicurezze e che non sono certo una colpa o responsabilità individuale.
Per dirla in modo tecnico: se nella dimensione intra-individuale potremmo collocare i fattori predisponenti, in quella extra-individuale possiamo collocare, invece, quelli scatenanti e di mantenimento.
Questo sguardo allargato è tanto più importante quanto più il corpo si discosta dai modelli di magrezza attuali, perché è soprattutto qui che la dimensione sociale è fondamentale, perché si traduce in stigma e discriminazione.
Le tre dimensioni dell’ingiustizia corporea
Mi sono arrovellata un sacco su questo discorso finché, qualche tempo fa, leggendo il libro di Belle di Faccia ho sentito parlare Virgie Tovar e delle tre dimensioni dell’ingiustizia corporea e questo mi ha permesso di definire meglio la complessità dello “sguardo” che ho voluto usare nel creare il percorso di psicoterapia dell’immagine corporea:
1. Intra-personale = come percepisci il tuo corpo
2. Inter-personale = come gli altri percepiscono il tuo corpo e ti trattano di conseguenza
3. Istituzionale = come il tuo corpo condiziona le tue possibili di muoverti nella società
E allora, anche se la questione è complessa, almeno è diventata più chiara!
Quello che propongo si colloca nell’intra-personale, come potrete immaginare, e sconfina nell’inter-personale, per es. quando parliamo di comunicazione assertiva e di come rispondere a chi commenta il nostro corpo.
Sul terzo punto, quello istituzionale, mi sento meno “attrezzata”, ma ho la speranza che, decostruendo certe idee e credenze, parlando di corpi e inclusività, boicottando la cultura della dieta…si possa dare tutti un piccolo contributo per modificare anche questo livello.
Per saperne di più su come si lavora nella psicoterapia cognitivo comportamentale potete leggere: Immagine corporea negativa: cambio il corpo o cambio la “testa”?
Seguimi su Instagram!