Il mistero dell’emotional eating

Il mistero dell'emotional eating

Sono triste e mangio
Sono arrabbiata con mia madre e mangio
Sono frustrata da me tessa e mangio
Sono felice del mio nuovo appartamento e mangio

Il cibo come strumento di autoconforto

Molti problemi con l’alimentazione in realtà non riguardano il cibo, bensì il bisogno personale di autoconforto. Che cosa significa autoconfortarsi? Significa adottare dei comportamenti che possano calmare e rilassare la mente, il corpo, i nervi.

Ecco quindi che diventa importante, non solo seguire una sana alimentazione come indicato dal nutrizionista, ma anche imparare a sostituire il cibo con altre cose gradevoli e in grado di confortarci e sviluppare delle strategie per affrontare efficacemente la fame emotiva.

Molte persone hanno appreso sin dall’infanzia metodi di autoconforto inutili, finalizzati in genere a trovare una via di fuga dalle cose che le infastidiscono, come distrarsi, piuttosto che concentrarsi su cose che fanno divertire… Per queste persone autoconforto significa ad esempio, buttarsi sul cibo, sulla TV, sul gioco d’azzardo, sull’alcol, sul lavoro, su internet o qualche sostanza stupefacente… Per un breve periodo queste attività possono alleviare la sensazione di stress, ma si stratta di soluzioni temporanee che in realtà diventano esse stesse un problema, persino una dipendenza.

La fame emotiva

Per alcune persone la fame emotiva è un problema di scarsa entità che si manifesta in rare occasioni e limitatamente. Un buon esempio è mangiare un dolcetto al cioccolato per affrontare i sintomi di una sindrome premestruale particolarmente pesante.

Oppure sgranocchiare nervosamente popcorn di fronte ad un film che fa paura. Persino mangiare una grande quantità di gelato dopo una giornata stressante può essere una debolezza accettabile.

Tutto sommato confortarsi in questi modo potrebbe essere abbastanza irrilevante. Mangiare cioccolato (gelato, patatine, biscotti ecc ecc), infatti, non dovrebbe essere l’unica alternativa per stare meglio ogni volta che soffriamo di sindrome premestruale o abbiamo avuto una giornataccia!

Ci sono altre opzioni efficaci, come fare un bagno caldo, attività fisica, una telefonata ad un amico o la meditazione… Questi metodi affrontano il problema dello stress in modo più diretto e non vi lasciano né sensi di colpa, né una successiva rabbia verso voi stessi per ciò che avete fatto.

La meditazione può esservi utile

Le tecniche di meditazione consapevole sono un ottimo strumento per aiutarvi a superare gli attacchi di fame nervosa. Non possono certamente cancellare del tutto le voglie o il disagio emotivo: questo purtroppo è impossibile. Ma possono insegnarvi a “tenere a bada” l’attacco finchè la sensazione di fame emotiva non si placa o scompare.

Il primo passo è quello di diventare consapevoli della vostra urgenza di mangiare. Smettete di allontanare mentalmente le vostre voglie e di giudicarvi e criticarvi per il fatto di usare il cibo come tranquillante, accogliete il vostro desiderio di cibo, imparate a conoscerlo, in modo curioso e non critico.

Per saperne di più su come gestire la fame nervosa puoi leggere anche “Fame nervosa: imparate a cavalcare l’onda

Potrebbe sembrare illogico e controintuitivo, ma facendolo capirete perché avete bisogno di conforto. Solo allora potrete scegliere la giusta attività calmante che vi conforterà quanto il cibo. Forse di più.

Susan Albers, 2009