Il critico interiore è quella vocina che senti dentro di te e che ti spinge ad essere perfetto, che ti dice che devi sempre riuscire al massimo, essere impeccabile e preciso.
Il critico interiore come un genitore severo
E’ come un genitore severo per il quale ciò che fai non è mai abbastanza: potresti sempre fare qualcosa di più o di meglio; non ama che tu perda tempo, vede il riposo, il divertimento, il gioco come elementi inutili e superflui.
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Le parole del giudice interiore inducono senso di inadeguatezza, di delusione ed inferiorità. Qualche volta la sua voce diventa anche svalutante e punitiva, generando in te emozioni di rabbia e disprezzo verso te stesso.
Terapia e cambiamento
Nonostante tutto questo, quando si chiede alle persone di abbandonare la loro parte autocritica, si preoccupano di diventare arroganti, pigre e inconcludenti. Pensano che non saranno più le stesse persone efficienti e responsabili di sempre e che quella parte, poi, non può essere così male, se ha permesso loro di ottenere successi e riconoscimenti nella vita.
Serve un po’ di lavoro in terapia per rendersi conto che il giudice interiore genera solo emozioni negative verso se stessi come frustrazione, rabbia, disprezzo e delusione.
Possiamo tranquillamente rimanere noi stessi con i nostri valori (lavorare bene, essere persone motivate, affidabili e precise ecc) anche senza quella parte, ma piuttosto rivolgendo a noi stessi uno sguardo gentile e compassionevole.
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Il giudice interiore, anche se vuole farti credere il contrario, non lavora per te, non ha a cuore i tuoi interessi. E’ solo un grande bluff! Dandogli spazio non riuscirai a stare meglio!
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