Ci siamo già passati: effetti psicologici della seconda ondata pandemica è una riflessione scritta con la collega Dott.ssa Annalisa Dotelli dell’Associazione Phlox Psicologia di Caorso (Piacenza) e riguarda la seconda ondata della pandemia da COVID 19.
Ci siamo già passati. La quarantena è stata pesante, opprimente sotto tutti gli aspetti: l’isolamento, la clausura, la paura, il bombardamento mediatico, la malattia.
La maggior parte di noi, probabilmente, ha reagito con una forte carica emotiva che ha disregolato il nostro organismo in modi differenti: chi con forti attacchi d’ansia, chi con variazioni dell’appetito o dell’umore, chi con disturbi del sonno o esacerbazioni di sintomi ossessivi e ipocondriaci, chi con il rifiuto e la negazione di una realtà troppo diversa da quella a cui era abituato
Magari questi strascichi ci hanno accompagnato nei mesi successivi: qualcuno è riuscito a tornare al normale equilibrio nel corso di un’estate tutto sommato tranquilla, qualcuno non è riuscito a superare l’enorme stress subito e ha continuato a vivere nella scompenso.
La seconda ondata
E adesso ci risiamo, la situazione odierna è un deja vu che ricalca un film già visto mesi fa: i contagi aumentano, la popolazione si divide tra terrorizzati e ottimisti, Conte snocciola un Dpcm dietro l’altro stringendo gradualmente le misure.
È un iter che ormai conosciamo e i segnali che ci arrivano richiamano le vecchie sensazioni provate in quarantena.
L’impatto è soggettivo: c’è chi si troverà in difficoltà lavorative, chi meno; chi si chiede come gestirà la situazione con i bambini, chi di bambini non ne ha; chi riesce a fronteggiare costruttivamente l’ansia del futuro, chi invece si blocca o sprofonda in uno stato di angoscia
Potresti leggere anche Coronavirus: pensieri ed emozioni entro i 200 metri da casa
Tutte le reazioni sono valide
Non è una gara a chi è più bravo a gestire psicologicamente la pandemia, non è una competizione a chi riesce ad essere più funzionale. Tutte le reazioni che abbiamo, in primis, vanno validate: nessuno dovrebbe sentirsi sbagliato se fa fatica, nessuno dovrebbe pensare di essere “meno attrezzato” nell’affrontare una situazione che per tutti è eccezionale. E nessuno dovrebbe sentirsi attaccato, al contrario, per il fatto di avere un atteggiamento positivo
Ma, pensiamo, non ci si può neppure fermare qui.
Ci siamo già passati: effetti psicologici della seconda ondata pandemica. Che cosa possiamo fare?
Come professioniste della salute mentale è nostro dovere confermare il diritto a stare male in situazioni dolorose. Tuttavia, fermandoci qui, rischieremmo di portare un intervento riduttivo.
Non è nelle nostre possibilità fermare i contagi come per magia né cancellare l’angoscia che questi comportano. Ma possiamo aiutarvi a capire, invece, se il disagio che provate può essere alleviato, supportato o, in qualche modo, accompagnato.
Se ci accorgiamo di essere completamente disregolati, incapaci di attendere ai nostri compiti, sopraffatti da paura e angoscia, forse dovremmo chiedere aiuto.
Non per tornare produttivi al 100% o per attaccarci al mantra dell’ “andrà tutto bene” e neppure per iniziare a vivere come se la pandemia non esistesse.
Ma per riscoprire le nostre risorse, le cose che ci fanno stare bene e canalizzare le nostre energie in modo che non si rivoltino contro di noi.
Un pezzetto alla volta, si può imparare a vivere davvero anche in pandemia.
Magari non oggi, se è una giornata così nera, ma forse domani.
Seguimi su Instagram
Foto di mohamed Hassan da Pixabay