Compliance e adherence: di che si tratta? è una articolo che esprime una riflessione che non possiamo trascurare se lavoriamo con le persone.
Mi ricordo di aver approfondito queste terminologie tantissimi (ahimè) anni fa, quando dopo la laurea quinquennale in psicologia, frequentai un corso di perfezionamento in Psicologia Ospedaliera, il cui direttore era il prof. con cui avevo fatto la tesi (nell’ambito psicologia della salute)
Compliance a adherence: vediamo cosa significano
La compliance sarebbe il grado in cui il comportamento di un paziente (assunzione di farmaci, seguire una dieta, cambiare stile di vita…) coincide con le raccomandazioni del medico. Si va quindi dalla “massima ubbidienza” alle direttive di chi prescrive la terapia all’estremo opposto del rifiutare il trattamento. Questo termine, che ignora completamente le motivazioni per cui la compliance è scarsa e mette il paziente in una posizione di passività, è sicuramente un po’ obsoleto!
Il termine più moderno “adherence“, invece, è definito come il coinvolgimento attivo e collaborativo del paziente a cui si chiede di partecipare alla pianificazione e all’attuazione del trattamento avendo la possibilità di esprimere il proprio consenso. In questo caso la relazione medico-paziente è vista nei termini di “alleanza terapeutica” invece che in una modalità paternalistica.
Dalla teoria alla realtà dei fatti
Ma esiste sempre questa relazione collaborativa? le figure sanitarie sono (siamo!) realmente capaci di ascoltare i pazienti e comprendere se le prescrizioni sono attuabili per loro e quali possono essere le difficoltà incontrate e gli ostacoli?
Leggendo post sul web e vedendo reel qua e là, ho la netta sensazione che qualche volta ce lo dimentichiamo!
Qual è la vostra esperienza?
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